Quanti segreti avevano i grandi Leader della moda ?
Le vite dei famosi stilisti che hanno fatto la storia di questo settore hanno sempre creato molto fascino . Tra intrighi , passioni e successi , le loro vite sono diventate leggendarie e hanno dato ispirazione alle future categorie di Fashion Lovers .
Molti di queste grandi icone nascondevamo anche innumerevoli segreti , di cui nessuno ne era a conoscenza . Tutti tra lei , Colette Maciet . Sarta per passione , ha intrapreso dagli anni 60 una notevole carriera tra le più grandi Maison del mondo , entrando in contatto con i fondatori di quest’ultimo ed i loro successori , da quelli di Coco Chanel a Karl Lagerfeld, da Givenchy a Yves Saint Laurent . Per l’oggettività dei fatti bisognerà fidarsi; d’altronde Madame Colette scrive gli eventi così come li ha vissuti ed interpretati. E si intuisce un carattere (e forse un pizzico di suscettibilità) in questa donna che entra negli atelier Chanel a soli quattordici anni.Negli anni 60 , periodo dove Colette Maciet incominciò la sua carriera di sarta, esistono ancora le bidonville parigine ed è proprio in quell’ambiente che ella scopre il mondo Chanel.
“Sempre perfettamente elegante nel suo tailleur, mai senza cappello né perle”, la descrive.
“Mademoiselle – continua – non realizza mai delle tele da uno schizzo perché non disegna”. Una figura che ammira ma che teme perché “può dimostrarsi dura e spesso imprevedibile. I complimenti, gli incoraggiamenti, non sono il suo stile”. E di come, con un taglio di forbici può correggere (definitivamente) un modello che le è stato presentato ma che non conveniva (“è la sua mania, i tagli con le forbici”). Guai, inoltre, a vestirsi in un certo modo o, peggio, troppo simile a lei: “Mademoiselle detesta i pantaloni e non bisogna mai portare una cintura a catenella”, un accessorio troppo utilizzato dalla stilista stessa. Colette impara presto che in questo mondo ci sono molte regole e che vanno rispettate. Nel suo libro Haute Couture la sarta descrive tutte queste informazioni in maniera più dettagliata . Ognuno è dedicato alle celebri maison in cui ha lavorato, accompagnando i più grandi stilisti: Lagerfeld e Givenchy, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier ma anche Alexander McQueen o un giovanissimo John Galliano. Di Lagerfeld ricorda i suoi disegni “così dettagliati che lasciano poco spazio all’interpretazione” ma anche “il rimprovero alle volte feroce” mentre di “Monsieur de Givenchy” descrive i modi aristocraticamente affabili ed
anche la sua amicizia con Haudrey Hapburn. All’opposto giudica i comportamenti di Alexander McQueen, “l’hooligan della couture”, troppo estremi, troppo grossolani. “È disorganizzato, senza orari, di apparenza disordinata, maleducato e mal vestito ma ha talento e sa cucire”, ammette però. Traspare, invece, l’orgoglio e la soddisfazione di avere lavorato per Yves Saint Laurent: “Monsieur parla poco, ma non è difficile saper se il risultato gli va bene. “Delizioso” è il suo aggettivo feticcio. Se non gli piace allora c’è un silenzio accompagnato da un broncio dubbioso”. Sul filo dei capitoli, Madame Colette regala al lettore una specie di spioncino da voyeur, facendolo entrare negli atelier della haute couture dagli anni Sessanta al Duemila , rivelando tutto quello che mai era stato rivelato nel mondo Fashion prima d’ora .
Articolo scritto da: Pellecchia Giovanni
Image Credit: France Info