La redazione di Radio Fashion Magazine ha avuto l’onore di intervistare il designer emergente Alessandro Chelazzi, il cui approccio innovativo alla moda si concentra sulla sostenibilità ambientale.
Nell’intervista, Chelazzi condivide la sua passione per l’utilizzo di tessuti riciclati e l’upcycling nella creazione di collezioni uniche.
Approfondendo il concetto di sostenibilità, spiega come il suo processo creativo sia guidato dalla volontà di ridurre l’impatto ambientale, utilizzando materiali già esistenti per dare vita a capi di alta moda.
1. Qual è la tua fonte di ispirazione per creare nuovi design e collezioni?
Da bambino mentre disegnavo, rimanevo sempre affascinato vedere mia nonna Stella, cucire e rammendare capi, ricordo ancora oggi con la sua grande umiltà dire: “si, ma purtroppo non sono sarta”, lei è da sempre la mia più grande aspirazione, porto con me il suo desiderio di imparare e di non definirsi mai in qualcosa. Ciò che mi spinge oggi con la passione per gli abiti, in comune con mia nonna, è quello di comunicare storie attraverso questi.
la mia prima collezione, uno dei miei progetti più importanti, realizzati con il mio grande team. Questo progetto è nato dall’esigenza di esprimere liberamente il mio furor creativo, raccontando attraverso le mie creazioni, la mia storia e quella delle persone, perché sono loro che animano gli abiti e le cose, trovo che la bellezza nelle cose sia negli occhi di chi le guarda, di chi ha un’anima.
2. Come bilanci la tua creatività artistica con le esigenze del mercato?
Questa è una bella domanda! Quello che andrò a dire forse mi precluderà la possibilità di risultare credibile, ma al momento sono agli inizi del lancio della mia prima collezione, e ciò che più mi preme in questa fase è esprimere la mia creatività senza vincoli. Quindi, me la vivo senza badare troppo a degli standard da seguire, almeno per ora.
3. Quali sono i materiali che preferisci utilizzare nelle tue creazioni e perché?
Prediligo un amore per tutti quei tessuti simil pelliccia, ma mi rendo conto di quanto abbiano un impatto negativo sull’ambiente, infatti, tra i miei piani futuri c’è quello di reinventare delle pelliccie realizzate con dei tessuti riciclati.
4. Come valuti la sostenibilità e l’impatto ambientale nella tua attività di stilista?
Per me è importante la sostenibilità, e non per sfruttarla come trend del momento. Io in quanto designer con un budget limitato, acquisto vecchi balli di tessuti, il mio piano prevede lo “smaltimento” di questi, ma non la produzione di altro materiale. Un’altra cosa importante per me è quello di riciclare vecchi capi per crearne qualcosa di nuovo. Nel mio piccolo, quindi, sto cercando di limitare l’impatto ambientale, utilizzando materiali già esistenti o di adottare l’upcycling.
5. Come hai evoluto il tuo stile nel corso degli anni?
Il mio stile nel tempo ha subito notevoli variazioni, inizialmente era inflenzato dalle mode del momento, fino ad affinarsi ad una mia concezione personale della moda, ma in particolar modo dello stile.
Definiwco il mio stile come una sottile linea borderline tra il rigore minimalista e il camp massimalista, mondi diversi che si sposano, dando vita a capi capaci di vestire ogni corpo, senza distinzioni di genere, taglia, età.
6. Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato nella tua carriera di stilista?
La sfida più grande è stata quella di non vedermi all’altezza del mio ruolo, ne tantomeno quella di iniziare a progettare una mia collezione personale.
7. Come gestisci il processo creativo dal concept alla produzione finale?
Gestisco ogni fase personalmente, dall’idea di collezione fino alla fase finale della comunicazione visiva del set.
8. Quali sono le tendenze di moda che prevedi per la prossima stagione?
Frange, maxi colli e più creatività
9. Come gestisci la pressione e le aspettative dei clienti e del pubblico?
Attualmente ancora non posso rispondere sul piano economico e clienti, siccome ancora non ho ancora lanciato la collezione, provo sicuramente tanta tensione e aspettativa a livello mediatico, ma sono certo che aramandoci di umiltà, pazienza e soprattutto di voglia di fare i risultati arrivano.
10. Come vedi il futuro del settore della moda e come pensi che lo stile e le preferenze dei consumatori cambieranno nel prossimo decennio?
Penso sinceramente che il settore moda debba ridimensionare gli sprechi e le metodiche utilizzate fino ad ora, o tra 10 anni non vedremo un futuro fiorente, ma sicuramente lo stile assumerà un continuo rivango e fusione di quello che sarà il passato, presente e futuro.
Credit:
Photographer: Chiara Scarola
MakeUp: Mua Stella Izzo
Shoes Ardemia: De’Gennaro
Talent Mirella
Backstage: Tanto Poi Archivio